Cultura Cinema – Fondi Film Festival 2016: aspettando il Museo del neorealismo

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“Solo undici film, ma da storia del cinema”: così il Corriere e Tullio Kezic  alla morte di Giuseppe De  Santis, il regista di Fondi che, nel breve volgere della sua vita di cineasta rimane legato indissolubilmente alle sue origini tanto da ambientare a Fondi caolavori come “Non c’è pace tra gli ulivi” e “Giorni d’amore”.

Intorno a questa figura epocale del neorealismo italiano vive e s’ispira da sempre il Fondi Film Festival giunta quest’anno, sotto la direzione di Mario Martone,  alla 15^ edizione, conclusasi domenica 25 settembre con il tutto esaurito con la presenza del Presidente del Festival, il regista Gianni Amelio, autore del recente “Politeama” (Mondadori 2016).

Tema centrale dell’edizione di quest’anno è stato il Lavoro, “Immagini dal lavoro” il titolo della sezione portante, senza peraltro smentire  la continuità delle altre rassegne, dalle mostre sul cinema – quest’anno di grande richiamo quella su Stanley Kubrick (oltre 300 visitatori per “Memorabilia Kubrick”) – a quella dedicata a Cinema & Scuola. Nella giornata di venerdì 23 settembre anche le scolaresche di Fondi hanno partecipato all’incontro per la visione dei cortometraggi di Francesca Comencini e Fabio Pellarin nel progetto “Nuove Terre”, in una mini retrospettiva sul tema del lavoro sociale nella terra. La stessa Comencini, cui il Festival ha dedicato una rassegna, aveva pure incontrato il pubblico per l’omaggio a suo padre Luigi Comencini (proiezione di “La tratta delle bianche”, 1952) per Omaggio ai Grandi Maestri, sezione nata nel 2011 per festeggiare gli 80 anni di Ettore Scola.

Da Lino Capolicchio a Giuliano Montaldo, da Silvia e Paola Scola con l’amorevole ricordo del padre in “Ridendo e scherzando” (2015), alle recenti prove dei registi Gianfranco Pannone (“Con Ugo”e “L’esercito più piccolo del mondo” 2015) e Mario Balsamo con il suo recentissimo “Mia madre fa l’attrice” (2016), la rassegna giunge a conclusione con il Dolly d’Oro e il premio a Gabriele Mainetti (“Lo chiamavano Jeeg Robot” (2016,), ultimo di una luminosa serie di registi italiani ‘under 40’ come già Paolo Sorrentino, Andrea Porporati o Kim Rossi Stewart.

A chiudere un cerchio ideale di valori e memoria, passione e storia, la presentazione del libro “Pietro Ingrao, le origini. Dialoghi su Lenola e il nonno garibaldino” (Atlantide 2015). Ingrao, una figura indissolubilmente legata al festival e a quello che lo stesso Palazzo ricorda in quel gruppo di amici: ‘Peppe’ De Santis, il pittore Domenico Purificato – che fu anche direttore dell’Accademia di Brera, Libero de Libero poeta,  narratore, critico d’arte, e lo stesso Ingrao che fu parte del  comitato scientifico del festival, protagonista della cultura fondana e letterato egli stesso – sceneggiatore per opere di Visconti – prima della scelta politica.

Ettore Scola, appena l’anno scorso, poco prima della morte (avvenuta 1l 19 gennaio 2016 ndr), lasciò alla ‘sua’ Associazione un’epigrafe destinata a ricordare il magico cenacolo di amici che Togliatti ebbe a definire “la piccola Firenze”. Fu, quello, un vero tesoro umano di esperienze, talenti e passioni che meriterà, finalmente, la realizzazione del Museo del neorealismo su cui – hai visto mai? – stanno per accendersi le luci della…Regione!

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