IL VERTICE UE di metà agosto: IL FUTURO è un dono che RIPARTE DA VENTOTENE

L’evento europeo di lunedì 22 agosto sceglie la perla a noi più vicina

“Partire da Ventotene significa tornare se stessi e Ventotene sarà il luogo…”.
Renzi dixit e forse davvero, almeno per una volta, varrà la pena deporre le armi dell’ironia perfetta (da Crozza in giù), della legittima diffidenza propria di chi non si vota all’unanimismo militante scegliendo di fare contraltare permanente a chi – in cabina di regia – ha l’obbligo dell’ultima scelta.
La scelta del governo ha inteso valorizzare un momento prezioso perla nostra diplomazia, portando a Ventotene la sede del vertice europeo, ristretto a Italia-Germania-Francia, privilegiando un angolo del nostro Paese di cui fare vanto e meraviglia, oltre che auspicio di positive sorti per una dialettica politica tutt’altro che agevole.
Proviàmo a cogliere e riassaporare, da cittadini ed europei, il pensiero di quanta storia e quanto valore si sprigioni, per noi stessi, da questo spicchio di Mediterraneo emerso – novella Venere – per eruzione vulcanica dal mare. Così, non ce ne voglia Nanni Moretti, ché a Ventotene prende le mosse per ‘La Messa è finita’, né Paolo Virzì che – più di recente – vi collocò il set del suo ‘Ferie d’Agosto’. Per quanto il cinema possa vivificare i luoghi, rendendoli riconoscibili e familiari, ci piace pensare – anzi, qui dobbiamo farlo – che Ventotene sia patrimonio comune di ben altro e più alto racconto, quello stesso dell’Europa e del suo destino di comunità sovranazionale, chiamata ad affermare se stessa da vero continente inclusivo e civile, autorevole e maturo, vivo e forte di valori irrinunciabili perché universali.
Con buona pace dei tour operator, sulle cui guide il mare irresistibile scintilla e ‘spinge’ forse più delle mura romane e i resti pietrosi della mitica ‘età del bronzo’ di 1600 anni prima di Gesù Cristo, non sia solo d’estate il ‘tempo’ di Ventotene. Teniàmoci consapevoli di come necessiti trovàre un collettivo momento di memoria intorno alla figura di un geniale precursore come Altiero Spinelli e di cosa rappresenti il ricordo ravvicinato di ciò che egli qui ha vissuto e sperato in grande per i destini di generazioni. E’ forse in questo ‘pensiero grande’ il carattere più esaltante e profondo del suo ideale, quello che rende tutt’oggi la sua opera così strettamente connessa anche agli odierni sussulti del mondo che si evolve. Il suo nome e il suo pensiero, quale punto di partenza e riferimento assoluto nell’analisi della realtà della società civile, pure così contraddittoria nella crescente angoscia di non essere ancora matura e salda e unita come nell’ideale del suo precursore.

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