Discarica di Bussi: anni di processi senza nessun colpevole

Presentiamo oggi la seconda e ultima parte del Led Focus sull’immane tragedia ambientale della discarica di Bussi. Questa puntata è interamente dedicata alla vicenda giudiziaria, conclusasi il 28 settembre scorso in Corte di Cassazione.

 

 

 

 

 

 

 

Lentamente la macchina della giustizia si mise in moto, e per anni ha prodotto risultati altalenanti.

Furono ben 19 i rinvii a giudizio a carico di ex amministratori della Montedison, che diedero inizio al processo di Primo grado, avviatosi poche settimane dopo la scoperta della mega discarica.

Nel 2013 si concluse sostanzialmente con un nulla di fatto: l’assoluzione di 19 imputati dal reato di aver avvelenato le falde acquifere, mentre il reato di disastro ambientale venne derubricato in colposo e, quindi, prescritto. Un colpo durissimo per le comunità coinvolte, che furono colpite due volte.

Nel turbolento processo di primo grado, i diciannove imputati erano si stati assolti dall’accusa di avere avvelenato le falde acquifere, ma il quadro emerso era terribile.

Sino al tramonto degli anni Sessanta la Montedison aveva sversato nel fiume una tonnellata di veleni al giorno, cercando poi di dissimulare e manomettere la verità. I vertici del colosso chimico avrebbero sempre avuto coscienza della pericolosità dei materiali interrati, a leggere vari documenti riservati della società. Nel lontano 1972 il Comune di Pescara aveva spedito una lettera al management di Bussi chiedendo di rimuoverli perché fonte di possibile inquinamento per l’acquedotto cittadino, ma fino al 2007 nulla era davvero emerso né tantomeno vi era stato l’intervento delle autorità.

Una nuova realtà giudiziaria stava però per essere scritta dalla Corte d’appello de L’Aquila.

Il secondo grado di giudizio si aprì con l’eccezione d’incostituzionalità promossa da uno degli avvocati di Guido Angiolini, amministratore delegato pro tempore Montedison (2001–2003). Il suo difensore chiese infatti la sospensione del processo in attesa della definizione della questione di legittimità sollevata dinanzi alla Corte Costituzionale sulla legge ex Cirielli (Legge n. 251 del 5 dicembre 2005).Discarica di Bussi: anni di processi senza nessun colpevole 1

Questa norma introduceva modifiche al codice penale e alla legge n. 354 del 26 luglio 1975, anche in materia di prescrizione dilatandone i termini, arrivando fino a 12 anni  per il reato di disastro colposo.

La disciplina introdotta nel 2005 rendeva infatti i termini di prescrizione uguali al massimo della pena edittale prevista per il tipo di reato. Nel caso della Montedison: il disastro ambientale considerando la sussistenza del dolo necessitava di 12 anni per la prescrizione.

Il processo di secondo grado si concluse così con una sentenza che ribaltò il giudizio di primo grado.

La Corte condannò 10 dei 19 imputati. In primo grado infatti il reato fu considerato prescritto, ma nel giudizio d’Appello le aggravanti consentirono un ricalcolo dei tempi. Arrivarono condanne a tre anni di reclusione Maurilio Agugia, Carlo Cogliati, Leonardo Capogrosso e Salvatore Boncoraglio; alla pena di due anni Nicola Sabatini, Domenico Alleva, Nazzareno Santini, Luigi Guarracino, Carlo Vassallo e Giancarlo Morelli. Nessuno di loro però avrebbe mai varcato le porte del carcere, poiché  i fatti erano tutti antecedenti al 2 maggio 2006, giorno in cui entrò in vigore la legge sull’indulto.

Furono previsti anche risarcimenti importanti per le parti civili: ben 3,7 milioni di euro.

Una vittoria di Pirro per l’Abruzzo intero, ma grazie alla quale venne fatta luce su una triste pagina di storia, ancora troppo densa di chiaroscuri.

 

 

L’ultimo capitolo di questo dramma ambientale è stato scritto lo scorso 29 settembre dalla Corte di Cassazione.

Con un vero colpo di spugna la Cassazione ha annullato la sentenza della Corte d’Assise d’appello dell’Aquila: 4 assoluzioni e 6 prescrizioni contro la richiesta del Pg Perelli di conferma delle condanne inflitte in secondo grado.

Per un sito così martoriato ora la strada della bonifica si fa ancora più ardua, visto che tale compito dovrebbe essere assolto dalla Regione Abruzzo, gravando così doppiamente sui già provati cittadini.

 

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