GIUSTIZIA e FORMAZIONE  – Un conflitto può avere il suo riscatto: incontri formativi a Cisterna di Latina

Ecco un esempio di quanto può derivare dall0 spirito  conciliativo, che è a base  della messa alla prova: un corso di formazione rivolto ai docenti del primo ciclo di istruzione per promuovere l’alleanza scuola/famiglia nell’interesse superiore del minore e della finalità educativa.  La diffusione di un sapere seriamente innovativo è indispensabile per  dare vita e forma alla giustizia alternativa di comunità. Ed è quanto viene proposto in provincia di Latina, precisamente a Cisterna (LT), dove l’Istituto comprensivo “Monda-Volpi” non ha tardato a recepire un progetto educativo proveniente dagli stessi operatori nei procedimenti di messa alla prova nella regione Lazio. Qui la provincia di Latina primeggia per iniziativa e capacità organizzative. Oggi può ben dirsi che il capoluogo Latina e i  comuni della sua provincia siano gli autentici depositari di buone prassi, quelle che – finalmente tradotte nei  protocolli esecutivi degli enti civici del territorio – stanno facendo da apripista a livello nazionale in fatto di  mediazione penale per adulti e, da ultimo, anche minorile.

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Giustizia riparativa in provincia di Latina: caso di rilievo nazionale – qui pagina del quotidiano Avvenire

Così a Cisterna di Latina approda il progetto formativo “Il conflitto un’occasione educativa” rivolto agli studenti della scuola media future classi seconde. L’iniziativa nasce dalla  collaborazione fra il consultorio dicocesano “Crescere Insieme”  di Latina, sede di Giustizia Riparativa e di mediazione minorile,  e lo sportello del capoluogo pontino del Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della regione Lazio. Dai casi, ormai numerosi, di ammissione del reo al benefico di messa alla prova, è possibile trarre il frutto di esperienza sul campo e raccogliere dati di verifica essenziali. Quei dati, quei numeri, sono quelli che meglio  possono aiutarci a valutare quanto valga – per una città, per il territorio di una provincia –  la possibilità di sottrarre il soggetto all’iter della detenzione ordinaria. Al carcere è spesso possibile un’alternativa,  beneficio per chi – destinato alla giusta punizione – trovi efficace  soluzione accedendo ad un periodo di  impiego in un lavoro socialmente utile, dunque idoneo a consentire il recupero sociale a chi ha sbagliato e al tempo stesso una consapevole offerta di riparazione del danno procurato alla vittima. Dall’esperienza nascente con i programmi di recupero realizzati mediante la cooperazone dai centri per i Servizi Sociali in sinergia con le Istituzioni locali, si origina la possibilità di  formare nuove risorse alla gestione dei conflitti, tanto nella componente Docenti quanto nelle fasce dei più giovani che agli Insegnanti sono affidati per essere guidati alla scoperta di se stessi ma anche della realtà dove vivono, in rapporto con gli amici, dove vanno sport.  Come  dice il titolo della giornata formativa, ottenere che il conflitto sociale si traduca in esperienza educativa implica sapere analizzare il momento in cui, attraverso la commissione di un reato, si rompe il patto che governa la convivenza civile e s’infrangono  le regole che garantiscono il rispetto dei diritti dell’altro.  Da quell’analisi, che riguarda tanto il torto  subito dalla vittima, quanto il sopruso posto in essere dal colpevole, deve nascere la volontà comune di riparare per ricostruire ciò che il reato ha infranto. E’ conquista di consapevoleza,  capacità di ascolto e volontà di superarsi per ricostruire un quadro violato. Saper riconoscere le vie del recupero è cogliere un’occasione – anzi – una vera opportunità di salvezza.

E non come  esclusiva conquista del singolo, coinvolto a qualunque titolo nel fatto-reato,  ma certamente come vittoria della comunità intera, per il contributo di civiltà che essa avrà saputo testimoniare.

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