Non bastava la pandemia, è dai suoi primi anni che questo secondo millennio non trova pace. Né mai la troverà se, appena superato il covid, alla prossima ‘curva’ il futuro spaventa almeno come il contagio passato. Tra i fuochi di Capodanno 2025 già il mostro incombeva, bicefalo e bifacciale proprio come i mostri nelle storie di paura.
C’entra pure la fisiognomica: il testone giallo del Presidente-di-ritorno Trump e il viso un po’ schiacciato del suo globale ispiratore Musk. Sono i nuovi padroni del mondo, pesantemente inamovibili dalla sala dei bottoni, fatalmente quella ovale quasi che un cerchio perfetto si fosse deformato nel delirio di onnipotenza di questi coi faccioni e i loro apparati.
Non ritrova pace l’Ucraina, umiliata agli occhi del mondo intero nella persona del suo Presidente debole, vittima predestinata, preso a schiaffi dall’orco biondo.
Tragedia in 3 passi.
Primo movimento, accoglienza a Zelensky con la battuta sul pessimo look, ancora sugli scalini della Casa Bianca. Mai come stavolta, incauto fu Wolodimyr a indossare felpa e scarponi al cospetto del capobanda roscio che pareva subito volerselo proprio ‘mangiare’.
Molla, mingherlino, ché non hai le carte.
E in effetti non gli daresti che quattro soldi a questi indomiti scellerati, poveri in armi e intelligence, così come l’orco ha voluto. Ma poi, l’avrà deciso l’orco biondo, questo velocissimo precipizio, o il suo mentore ipertrofico che a ogni dichiarazione fa scempio di decenza e misura moltiplicando miliardi satellitari? Dobbiamo forse a lui il secondo movimento: “Ti stacco la corrente e i satelliti, se mi va. E mi sa che mi va”. Il terzo passo riguarda il resto del mondo, quella restante parte di globo terracqueo (quella dove la Guardia costiera nostrana ricerca gli scafisti?), parte di mondo fatta pure di esseri pensanti (noi), ostinatamente umani (noi), pessimi e certo imperfetti (sempre noi, sicuramente). Dopo quello show ‘ovale’ in tv, l’orco e il mastino emanavano ‘a vista’ la tracotanza di chi pretende pure un deferente ‘no comment’ dalla comunità inernazionale. Ché, poi, nella sostanza è proprio quello che ne è venuto, fin qui, dalla minoritaria, disunita, piccola Europa. Per questa via s’insinua un pensiero diffuso, su come la sproporzione di forze tra le due sponde dell’Oceano finisca per imporre, al di là dei comunicati e mini-vertici, una sorta di tolleranza europea, quasi costretti, tutti i leader, ad assistere senza trasecolare alla quotidiana mistificazione dei fatti della Storia. Come se fosse davvero sostenibile la versione russa di una guerra ‘difensiva’ perché provocata dal meschino ucraino. Come se continuare a bombardare, come un eterno capodanno, pure Odessa o quasi la stessa Kiev non sia la smentita più odiosa e palese agli occhi del mondo intero.
Li guardi in foto, potentissimi, e neanche parrebbero così strani. Il fatto è che l’orco e il mastino dilagano, ogni volta che prendono a parlare. Dichiarano, fomentano, presenziano la scena coi pugni in alto, bracci tesi e motoseghe come mazze da golf. La storia volentieri si ripete e da Barbablù a Pollicino anche il mondo delle favole s’è tinto spesso di sangue e nefandezze indicibili.

una scena dal film Hair (1979), manifesto del pacifismo del regista Milos Forman
Ma se le Fiabe sonore della Fabbri editore restano la magnifica versione del sogno a lieto fine, la sorte che tocca a questo Millennio appare ben altra e dice, fin qui, dello schiantarsi al suolo di certezze vere.
Una su tutte, per la vecchia Europa, nientemeno che la Pace.
Salvarla ancora è il destino sacrosanto degli anni a venire.